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Ennio Morlotti

Biografia

Ennio Morlotti nasce a Lecco, sul lago di Como, nel 1910. La sua carriera lavorativa comincia quando nel 1923 fa l’operaio e l’impiegato in diverse aziende. Nel 1936 si trasferisce a Milano per lavoro, ma, poco dopo, decide di abbandonarlo per prepararsi da autodidatta agli esami di maturità artistica che sostiene a Brera. Si trasferisce a Firenze dove s’iscrive all’Accademia di Belle Arti e diviene allievo di Felice Carena. Nel 1937 rientra a Lucca ed espone alla Mostra del Paesaggio Lecchese. Nell’autunno dello stesso anno parte per Parigi. Qui Morlotti ammira i capolavori di Courbet, di Corot, degli impressionisti, ma soprattutto di Cézanne, pittore che influenza notevolmente il suo stile artistico. Di grande impatto è la suggestiva tela di Picasso, Guernica, la quale Morlotti ha la fortuna di ammirare all’Expo parigina. Rientrato a Lecco, dopo poche settimane, realizza una grande pittura murale per la chiesa del Santissimo Redentore, Processione del Corpus Domini. Dal 1939 al 1942, stabilitosi a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e diventa allievo di Carpi e di Funi. Tra il ’40 e il ’42, il pittore rivitalizza i suoi lavori, come S.Martino e Nudo, con degli attriti cromatici riscontrabili nell’Espressionismo tedesco. Nel 1940 entra nel gruppo di “Corrente”, movimento nato per combattere l’isolamento culturale prodotto dalla dittatura fascista. Nel 1941 partecipa alla III edizione del Premio Bergamo e nel 1942 alla IV. Dal 1942 lo stile di Morlotti subisce delle evoluzioni: dalle tinte espressioniste comincia a utilizzare le terre, muta le forme rendendole vissute e riprende l’impianto strutturale compositivo tipico di Picasso (Due teste 1944) mescolandolo a suggestioni morandiane e sironiane soprattutto in diverse nature morte (Natura morta con candeliere 1942). Viene richiamato alle armi e, ammalatosi di malaria, fa ritorno a Lecco. Nel ’43 organizza la prima personale insieme a Cassinari e Treccani alla Galleria della Spiga e Corrente e nello stesso anno realizza con Treccani il Primo Manifesto di Pittori e Scultori. Gli anni del 1945-’46 sono segnati dalle collaborazioni con multiple riviste, “Pittura” e “L’Italia Libera” sono solo due esempi. Nel 1946 firma il Manifesto del Realismo e aderisce alla Nuova Secessione Artistica Italiana. Il pittore, reinterpretando Picasso in chiave espressionista, dipinge la serie dei Dossi. Nel 1947, ritornato a Parigi grazie ad una borsa di studio, conosce Wols, Braque, De Staël e visita lo studio di Picasso. Rientrato in Italia, a Milano, nel ’47 e nel ’48 presenta dei lavori col Fronte Nuovo delle Arti alla Galleria della Spiga, alla XXIV Biennale di Venezia e alla Mostra Nazionale di Arte contemporanea di Bologna. In seguito, sciolto il gruppo, Morlotti aderisce allo schieramento astratto Gruppo degli Otto, così rinominato da Lionello Venturi. Nel 1949 espone alla Galleria del Milione di Milano e promuove la sua arte anche a New York. Negli anni ’50, influenzato da maestri come Fautrier, Pollock e De Kooning, si avvicina all’Informale, realizzando delle importanti tele. Dal 1952 al 1960 realizza, durante il soggiorno in Brianza, dei paesaggi dell’Adda, i quali lasciano trasparire un ulteriore passaggio di stile del pittore: l’eliminazione della distanza tra primo piano e sfondo attraverso una materia densa e rugosa. Il ciclo delle Rocce coinvolge diverse esposizioni: quella alla Galleria Bergamini di Milano (1982), quella alla Galleria Civica di Modena (1984), e quella alla Galleria Bambaia di Busto Arsizio (1982, 1986). Al Museo di Lecco (1983) e al Museo di Caserta (1984) sono realizzate due esposizioni permanenti dedicate al pittore. Nel 1988 partecipa alla XLIII Biennale di Venezia con una sala personale nell’Ambiente Italia e nella rassegna “Il Fronte Nuovo delle Arti alla Biennale di Venezia del 1948”. Dopo le diverse antologiche a lui dedicate (Milano, 1987; Forte dei Marmi, 1990), Morlotti espone alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna e nelle Gallerie milanesi Bergamini e Ruggerini & Zonca. Dal 1987 in poi il pittore si concentra sul ciclo delle Bagnanti, cominciato molto tempo addietro quando Cézanne diventò uno dei suoi grandi modelli.